Stefania Scamardella

C’era una volta un team…

C’era una volta un gruppo di colleghi, che ogni mattina si incontrava nel solito ufficio.
C’era Brontolino, che arrivava sempre con qualche minuto di ritardo e sul viso non aveva mai un sorriso, anzi appena entrava diceva agli altri colleghi “Buttiamo a far passare pure oggi!” (In napoletano)

E allora interveniva Solaretto che diceva “Buongiorno Brontolino, di ottimo umore anche oggi!” E gli sorrideva mostrando tutti i suoi denti.
Ad osservare, seduto alla sua scrivania, c’era Passamino che guardava con lo sguardo apatico e rassegnato una scena che si ripete uguale da anni.
Nella stanza accanto c’era Frettami, con la scrivania stracolma di fogli e appunti, con l’agenda aperta e, senza alzare lo sguardo, continuava la sua attività con fare ansioso. Accanto a lei c’era Perfettami che invece aveva una scrivania pulita, ordinata, e stava seduto con la schiena dritta guardando da dietro al suo occhiale per controllare se i colleghi avevano svolto bene quel lavoro, altrimenti lo avrebbe fatto lui meglio di loro e lo avrebbe anche detto a Capo.

Capo sapeva che le 5 persone che lavoravano nel suo ufficio erano molto diverse e sapeva anche da ognuno di loro poteva trarre il meglio; per questo non ostacolava i loro battibecchi; sapeva bene che quella sana competizione poi sarebbe passata in un coffee break e che in ogni caso lui era lì a dirigere i ruoli, a distribuire i compiti e le responsabilità e nessuno dei suoi dipendenti era tanto libero da poter fare scelte senza il suo consenso.

Un giorno, però, arrivò il coronavirus!
Era vietato stare insieme, assembrarsi, e per chi lavorava nell’ambito dei servizi si prospettava un rallentamento di produzione e quindi Capo si vide costretto a fare una scelta, e farla subito prima che le conseguenze economiche sarebbero state devastanti!
E allora Capo in un gruppo whatsapp che usava con i suoi dipendenti per le comunicazioni di servizio, li avvisò che bisognava fare dei sacrifici perché il momento non era dei migliori e dunque occorreva fare tutto quanto necessario per sopravvivere.

E iniziò con le disposizioni:
“Perfettami, tu verrai in ufficio tutti i giorni regolarmente per gestire i clienti che chiamano o vengono in ufficio, ma lavorerai da solo”
“Brontolino e Passamino, voi sarete in cassa integrazione da oggi fino a quando finisce la pandemia”
“Solaretto e Frettami voi lavorerete in smartworking”.
Calò subito il silenzio e i cinque dipendenti si limitano ad annuire.

Passarono le prime settimane e ognuno di loro sapeva bene che la crisi stava avanzando, lo dicevano continuamente anche alla tv. Si trattava di una crisi mondiale come non si era mai vista!
Intanto, le bollette da pagare aumentavano, gli stipendi non arrivavano, i clienti chiamavano meno e il fatturato diminuiva del 60%.
A quel punto la paura aumentò e ognuno di loro cercò di fare il suo lavoro, ma non al massimo delle sue possibilità! I pensieri negativi, si sa, ostacolano la produttività. Inoltre, non riuscivano a smettere di pensare che Capo non era stato equo.
Insomma, i pensieri andavano e venivano e la produzione intanto rallentava.

Nel frattempo, Capo si sedette alla sua scrivania in ufficio, guardò intorno a sé e pensò ai tanti sacrifici fatti per arrivare sin lì e, con amarezza, constatò che quell’ufficio andava ormai svuotandosi.
Capo si sentiva quasi smarrito e soprattutto sentiva di aver perso il controllo.
Non sapeva cosa stessero facendo i suoi dipendenti da casa e non poteva gestirli come prima.
Ormai quando scriveva in chat, gli altri si limitavano a rispondere con un’emoticon.

Chi di voi non si è trovato in una situazione come questa?
Chi di voi si rivede nel ruolo di qualcuno dei personaggi della storia?
Chi di voi non ha sofferto per questo repentino cambiamento?

Oggi le aziende che stanno riprendendo dopo il lockdown, si ritrovano con un gruppo di lavoro disgregato.
Qualcuno continua a lavorare da casa, qualcun altro è rientrato a turni alternati, ma non c’è quell’aggregazione che ancora ci è negata e che invece aiuta molto il benessere aziendale.

Come si può risanare tutto questo?
Come ricreare quell’equilibrio interno che permetteva di lavorare bene come in una grande famiglia?

Con la formazione esperienziale!


Le attività di team building consentono ai partecipanti di uscire dal contesto lavorativo e condividere insieme aspetti ludici che li prospettano in una situazione completamente diversa e distesa.
Solo abbassando le tensioni, si può ritrovare il collega anche come amico!
Le attività di team building possono essere svolte in outdoor, in luoghi extra ufficio e consentono di vivere momenti anche di gioco che stimolano il divertimento, la coesione, l’affiatamento, la collaborazione, migliorano la comunicazione interna, la stima, la fiducia e favoriscono il lavoro di squadra.
Sono attività potenti per risanare le rotture che il covid ha creato nei gruppi di lavoro e migliorarne le performance.

E allora cosa a spetti?

Chiamami per organizzare un’attività formativa esperienziale per il tuo team!
Dopo vedrai che lavorare sarà di nuovo un piacere e il fatturato aumenterà perché anche i clienti lo noteranno e
…e tutti vissero felici e contenti!

Stefania Scamardella

Career Coach, Orientatore e Formatore aziendale

info@stefaniascamardella.it

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