Ormai siamo nel pieno della fase tre, ma le ripercussioni delle fasi precedenti le sentiamo ancora addosso.
Il lock down ha modificato le nostre vite, sconvolgendo le nostre abitudini e persino la nostra scala di priorità.
Ci siamo trovati all’improvviso a dover fronteggiare situazioni nuove, impreviste, che hanno messo a dura prova la nostra capacità di adattamento. Ma allo stesso tempo da tutto questo stato di cose sono emerse le nostre competenze, non solo tecniche (hard skill), ma soprattutto trasversali (soft skills).
Sono proprie queste ultime che ci caratterizzano meglio, poiché si tratta di una combinazione di abilità personali spendibili nei vari ambiti della vita.
Esse riguardano i tratti del carattere e della personalità, gli atteggiamenti, le capacità comunicative, le abilità sociali, la gestione del tempo, dello stress, l’essere autonomi, la fiducia in se stessi, l’intraprendenza… l’elenco è lungo! Per questo oggi voglio focalizzare l’attenzione su due competenze che più di tutte sono emerse per fronteggiare il lock down e le conseguenze della pandemia: la resilienza e l’anti fragilità.
La resilienza, pur essendo oggi applicata in vari campi, come l’ingegneria, l’informatica, la psicologia e la biologia, ha origine dalla metallurgica ed indica la capacità di un metallo di resistere alle forze cui è sottoposto.
In psicologia la resilienza indica la capacità di far fronte in maniera positiva a eventi traumatici, di affrontare le difficoltà della vita riorganizzandosi in maniera positiva, adattandosi alle avversità e dando nuovo slancio alla propria esistenza, riuscendo a perseguire e raggiungere i propri obiettivi con tanta forza di volontà.
Dunque, possiamo affermare che il concetto di resilienza esprime la capacità di resistere ai cambiamenti.
Il principio di anti-fragilità, invece, indica la capacità dei sistemi di modificarsi a fronte di sollecitazioni esterne, come stress, caos e volatilità.
Il principio è stato enunciato nel 2012 da Nassim Nicholas Taleb, che con il termine sistema intendeva anche l’individuo stesso.
Ma per capire il concetto di anti-fragilità, occorre partire dal suo opposto: la fragilità.
Un pacco fragile, ad esempio, se esposto continuamente a rischi può essere danneggiato e alla fine distrutto. Quindi, quando abbiamo a che fare con un pacco contenente qualcosa di fragile, cerchiamo di proteggerlo, magari con una scritta o usando delle protezioni. Questi comportamenti lo rendono robusto o resiliente, anche se la sua essenza resta uguale. Ad essa va solo aggiunto quel qualcosa in più che fa aumentare la sua resistenza.
L’anti fragilità denota, al contrario, quella capacità della persona di cambiare a fronte di fattori di stress, al fine di sopravvivere e destreggiarsi anche nel mutamento, nel disordine e nell’incertezza accettando la richiesta di cambiamento fino a migliorarsi.
Il miglioramento può avvenire attraverso l’apprendimento, evitando dunque eccessive precauzioni e amando la casualità, riuscendo a gestire l’ignoto, facendo di più e pensando più rapidamente.
E tu, in questo periodo così anomalo, ricco di cambiamenti e incertezze, quale hai messo in atto?
Raccontami la tua esperienza se ti va!
Stefania Scamardella
Career Coach, Orientatore e Formatore aziendale
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